Quando si parla di viticoltura nelle Marche, il mio pensiero va subito al verdicchio, il vitigno a bacca chiara più importante della regione, sia per quantità prodotta, sia soprattutto per la qualità. Le Marche è una regione che ha una grande predisposizione alla viticoltura in quanto il territorio è prevalentemente formato da rilievi collinari (69%) e montuosi (30%), con poche aree pianeggianti. Le diverse altitudini, le diverse esposizioni al sole e alle correnti, le diverse distanze dal mare e le relative differenze pedoclimatiche rendono molto variegata l’offerta vitivinicola. Ovviamente, la stragrande maggioranza dei terreni vitati (circa 12mila ettari) si trovano in collina. Il 60% dei vigenti è rappresentato da vitigni a bacca chiara, il 40% da quelli a bacca scura. Tra questi ultimi in particolare, sono da citare il sangiovese e il montepulciano, che qui dànno la denominazione al Rosso Conero DOCG, al Rosso Colli Pesaresi DOC e al Rosso Piceno DOC. Oltre al verdicchio, tra i bianchi si ricordano il bianchello (Bianchello del Metauro DOC), la passerina e il pecorino (Offida DOC e Falerio DOC) e il maceratino (Colli Maceratesi DOC). Vini marchigiani di particolare prestigio sono l’aromatica Lacrima di Morro d’Alba e lo spumante Vernaccia di Serrapetrona, dai rispettivi vitigni a bacca scura per entrambe denominazioni.
Il verdicchio, oltre al famoso Castelli di Jesi DOCG, dà la denominazione al Verdicchio di Matelica DOC, in provincia di Macerata, e viene utilizzato per il bianco Esino DOC.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi prende il nome dai numerosi castelli che compongono i diversi comuni ubicati in un’area compresa tra le colline in provincia di Ancona e di Macerata, tra le sponde del fiume Esino, dal Medioevo territori conquistati e quindi assoggettati al contado di Jesi, insignita del titolo di città regia dall'imperatore Federico II di Svevia che vi nacque il 26 dicembre del 1194.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi può essere prodotto in versione classico, superiore o riserva, anche spumante o passito.
Personalmente, preferisco la versione classica. Per questo motivo, quando ho scorto nello scaffale del supermercato la bottiglia in offerta di “Geos” della Moncaro, non ho perso l’occasione per comprarmela. Moncaro è un’azienda molto importante delle Marche, con circa 1600 ettari di vigneto in tutta la regione. La cantina sorge a Montecarotto, uno dei più bei castelli della Vallesina, in provincia di Ancona, ma ha anche due centri di produzione, uno a Camerano, sulle pendici del Monte Conero, sempre in provincia di Ancona, e uno nel cuore del Piceno, ad Acquaviva, in provincia di Ascoli Piceno. Ultimamente l’azienda verge sempre più ad una produzione rispettosa della natura, investendo anche su fonti energetiche rinnovabili. Ne è esempio questo vino, prodotto appunto da agricoltura biologica.
Il Geos 2021 si presenta al calice giallo paglierino con riflessi verdognoli; al naso si possono percepire note floreali di biancospino e fruttate di agrumi e di mela acerba; in bocca è asciutto, abbastanza fresco e sapido, con un tenore alcolico ben equilibrato e con un finale appena ammandorlato. Ottimo l'abbinamento con le sarde impanate fritte alla siciliana, ma si sposa bene con tutte le importanti portate di mare. La temperatura ideale di degustazione del vino è di 10 - 12° C.
Il Geos Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico DOC è un vino ottenuto da verdicchio 100% nell'area della denominazione, con altitudini dai 200 ai 380 mt. slm, coltivato con le tecniche dell'agricolura biologica, vinificato in bianco, fermentato con lieviti autoctoni ed in criomacerazione, affinato prima in acciaio per tre mesi sulle bucce fini, poi in bottiglia nei magazzini termocondizionati.
Scheda prodotto
GEOS Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC - vino biologico
Azienda Moncaro - Cantina di Montecarotto (AN)
Anno di vendemmia 2021; gradazione alcolica 12,5 vol.; formato bottiglia 75 cl.
Aquistato nel mese di febbraio 2023 presso Ipercoop Taranto (6,50 euro).
Paolo Bargelloni